Skylex - Nicole's Room
E' una stanza piccola e piuttosto spartana. Un letto alla francese, da una piazza e mezzo sfatto e con i cuscini sparsi tra le lenzuola, un piccolo armadio ed una scrivania. Poche cose poggiate sulla stessa. Il c.pad ed un holodesk. Un paio di weyland, più di una e non tutte della stessa dimensione, ed il coltello da caccia. Niente quadri e niente foto. Assomiglia più ad una stanza di scapolo che di una ragazza. Niente finestre. Un carcere più che una camera da letto.
Owen Dunham è seduto sul letto. La posa rilassata, lo sguardo rivolto a quello che ha attorno. In attesa. Un'attesa che sembra interminabile. Si è tolto la giacca per comodità ripiegandola con cura quasi maniacale sull'unica sedia presente nella stanza. Quella vicino alla scrivania.
Nicole Moore è chiusa nel piccolo bagno che ogni camera dello skyplex possiede. E' li dentro da pochi minuti ma che sembrano ore visto che ancora non ha smesso di osservare la figura di giovane donna che lo specchio sembra rimandarle indietro. E' davvero lei? Ha sistemato i capelli ed ora la treccia è molto più elegante e precisa. Molto più femminile ed ha indossato il vestito. Quello che, una mezz'ora prima, proprio l'uomo seduto sul suo letto le ha comprato. E' corto e scosciato e le lascia la schiena nuda. Forse troppo nuda considerando che neanche i capelli sembrano infastidire la perfezione del quadro completo.
Dopo un sospiro apre la porta del bagno scivolando fuori a piedi nudi ed il viso lievemente abbassato. C'è improvvisamente un silenzio imbarazzante nella stanza. Pregno di ansia e di aspettativa. Di una tensione anche diversa, qualcosa che le premesse iniziali hanno palesemente alimentato. Si morde il labbro inferiore poi solleva il viso per cercare lo sguardo dell'uomo sul letto. Appare comunque risoluta. Decisa a non farsi trovare impacciata. La schiena dritta, le spalle tese. Il mento sollevato. Non c'è paura nei gesti ma forse, un filo di quella stessa paura, scivola via dagli occhi.
"Voltati"
Quell'unica parola le arriva addosso come uno schiaffo violento che le fa anche lievemente girare la testa di lato. Socchiude gli occhi ma non abbassa lo sguardo. Non ora almeno. Poi fa esattamente come richiesto. Piano e lentamente gira su sè stessa prendendo un profondo respiro. Il movimento mette in mostra i tendini della gola e l'incavo della giugulare. Rimane ferma. Di spalle. Non chiede come sta ma è visibilmente in attesa di qualcosa.
E' in quell'attimo che Owen Dunham si alza dal letto. Sente il fruscio sulle lenzuola. Il gesto fluido e deciso. Di chi è comunque il pieno padrone della situazione. Le arriva dietro piano facendole sentire addosso una presenza ingombrante. Più che mai evidente. Nicole Moore stringe la mascella ma non si muove. Neanche quando sente, lentamente, la spallina del vestito scivolare verso il basso. A scoprire la spalla. A lasciar scivolare via lembi di pelle sempre più velocemente. Le dita dell'altra mano all'altezza del fianco che stringe appena per attirarla a sè. Nicole Moore sente l'addome contrarsi in una morsa. Uno spasmo sottile. Un brivido lungo la pelle. Socchiude gli occhi e schiude le labbra.
"Non mi hai detto se.."
Non fa in tempo a dirlo che anche l'altra spallina scivola verso il basso mentre il tocco leggero delle labbra di lui le accarezza l'incavo del collo. Lei scosta appena di lato la testa per lasciare più spazio. Molto più spazio che lui si prende senza esitazione attirandola più indietro. Contro di sè. Il vestito scivola via, a terra. Ai suoi piedi. Il contatto con la stoffa dietro la schiena le fa perdere il controllo ma, ciò nonostante, non si volta. Sta ancora aspettando una risposta che, alla fine, arriva.
"Le pretese dei tuoi colleghi saranno.."
Tra una pausa ed un'altra. Un morso sul collo.
"Ampliamente ripagate.."
Non aggiunge altro ma dal sorriso soddisfatto che gli taglia il viso in maniera chiara, probabilmente anche le sue, di pretese, saranno ripagate.