venerdì 19 settembre 2014

E' scappata dallo skyplex perchè ne aveva bisogno. Ha raggiunto Horyzon prendendo due diversi voli così da non dare troppo nell'occhio. Così da non creare sospetti. Si è vestita bene. Diversa dal solito. Più donna e meno soldato raccogliendo i capelli sotto un basco dalla visiera ampia, così da celare il viso ad occhi e telecamere.
Ha un occhio nero, la guancia tumefatta. Nonostante tutto è bella, Nicole Corradine Moore, come non lo è mai stata. Bella come non mai. L'occhio nero le ricorda che è testarda e che non sta mai zitta. Che non ha problemi a dire quello che pensa. Che - tutte le volte - c'è qualcuno che la ringrazia a modo suo. Stampandole un pugno in pieno volto. 
Avanza piano lungo il corridoio di quell'ospedale. Pareti bianche. Persone in camice che vanno avanti ed indietro. Lei è li solo per un paziente che la riprenderà appena metterà piede nella stanza ed è per questo che - ancora prima di permettergli di realizzare chi è - Nicole Corradine Moore mette le mani avanti senza rendersi conto - forse - di essere la fonte scatenante di mille reazioni. Una dopo l'altra. Una diversa dall'altra.
Almeno fin quando non è lui a prendere in mano le redini di un gioco che si fa sempre più pericoloso. Le mani che sfiorano il corpo. Che s'accarezzano senza però mai andare oltre. Lasciando il desiderio sulla pelle di un altro contatto. Più intenso e vibrante. Più forte così come il caldo che le scalda il ventre quando lui la morde da sopra la maglia. Per non spogliarla e perdere l'ultimo briciolo di lucidità. Che non possono permettersi di perdere.
Non dovrebbe essere neanche li, Nicole Corradine Moore. Ed invece ora è stesa su un letto d'ospedale. Con gli ormoni che chiedono vendetta, gridando forte dentro la sua testa di cedere. Con tutta sè stessa. Di lasciarsi andare. Con tutta sè stessa. Di annullare i pensieri e - semplicemente - di vivere. Con tutta sè stessa. Invece no. E' lei quella che ricorda chi sono e cosa sta succedendo. Quel qualcosa che non dovrebbe succedere. Non li. Non in questo modo. Anche se sarebbe forse solo più divertente.
Nicole Corradine Moore esce da quella stanza barcollando. Come un'ubriaca a cui hanno appena tolto la bottiglia. L'attimo prima che lei riuscisse a finirla. Si poggia contro la parete bianca dell'ospedale. Qualcuno le chiede se sta bene perchè - improvvisamente - si ritrova a ridere da sola. E' una risata di chi è soddisfatto. Appagato, non nel fisico ma nell'anima. Di chi ha la scusa - o anche solo il pretesto - per dormire sonni tranquilli. Di chi ha un amore clandestino da difendere. 
Esce dall'ospedale con una faccia ebete stampata in viso. Solo in quel momento sfila via il cappello per lasciare che i capelli - liberi e sospinti leggermente dal vento - le accarezzino il viso li dove - fino a pochi attimi prima - qualcuno stava sfiorando anche l'anima.
So dove abiti. Nicole Corradine Moore non aspetta altro che quella promessa - nascosta sotto una velata minaccia - venga portata a termine. 

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