Nicole Corradine Moore si sta preparando per iniziare l'ennesima giornata di lavoro. Quella che le permetterà di non pensare e di concentrarsi solo sul dovere. Senza piaceri nè altro.
Ha riletto più volte il messaggio che Gustav Beauregard le ha mandato. L'ha riletto così tante volte da strapparle qualcosa nel petto. E non è del tutto sicuro che il cuore non abbia fatto crack in quel momento. Tutto sommato è felice per lui, Nicole Corradine Moore. E' felice che qualcuno - a cui lei tiene molto anche se non lo dice spesso - abbia trovato un momento di pace e di serenità. Sospira.
Si volta pronta per recuperare le ultime cose e gli occhi verdi si soffermano sulle lenzuola bianche della sua camera da letto. La camera più spartana che possa esserci. Una delle camere poco femminili del Verse nonostante appartenga ad una donna.
Non ci mettono molto i pensieri a tornare a galla. Daphne Kim che barcolla. Che ha i polsi segnati. Che si è fatta al punto tale da rischiare di morire. Daphne Kim a cui ha detto che la preferisce morbida. Con tutto quello che c'è da toccare al posto giusto. Nei punti giusti. Daphne Kim che sorride e che piange. Che ha paura ma che si ostina - con tutta la forza che solo una Yiji possiede - a lottare per coloro che ama. Per coloro che ci tengono. Per quei pochi che - con ostinazione - la spronano per andare avanti. Per non cedere. Per non cadere.
Tornano alla mente delle promesse che non si stanno avverando. Che forse sono stati più desideri di una sciocca ragazzina che veri pensieri. Osserva il c.pad distrattamente nella speranza di vedere avverati quegli stessi desideri che non la fanno dormire la notte. Che le lasciano un vuoto dentro. Un vuoto che non sa combattere. A cui non è abituata. Che le fa male. Lasciarsi andare ad un sentimento così puro. Le parole di Gustav Beauregard le ronzano ancora per la mente.
"Ti chiamo"
Lo butta via in un impeto di rabbia. Il c.pad cozza contro la parete ma non si rompe. Lei serra la mascella. Fa in tempo a maledirsi - Nicole Corradine Moore - in tempo a ringhiare contro lo specchio che ne riflette una figura fasciata di rosso e nero prima di chiudersi dietro i pensieri e guadagnare il suo posto sulla lattina. Quello che - tutto sommato - non avrebbe mai sperato di avere.
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