Parlare con Grace Sullivan è stato liberatorio. Farlo con Zoey Miller invece è stato devastante. Aver detto ad una delle cose ed averne negate alcune all'altra. Aver sentito scorrere tra le dita i pezzi di una vita che sta cercando di rimettere in piedi. Perchè Nicole Corradine Moore sa che - più vanno avanti - più dovranno stare attenti. Sa che più passa il tempo meno possibilità ha di stare con lui. Doveva essere più facile. Invece - ogni giorno - diventa più difficile. Ed è tutto più semplice quando c'è lui vicino.
Si guarda nello specchio stretta in quel maglioncino multicolor che ha trovato in un vecchio banco nei pressi dei sobborghi. Sta meglio. Lo si vede dalle guance. Lo si vede dalla pelle e dalle occhiaie. Lo si vede dai piccoli gesti con cui si sfiora, sistemandosi i capelli e mettendo un filo di matita nera sugli occhi. La riga che Daphne Kim le ha insegnato a disegnare sulla pelle. Tra le ciglia spesse.
Si guarda e solo ora inizia a riconoscersi un pò. Ora che ha quasi smesso di aver paura. Il buio non la spaventa più come prima. Non ha lo stesso effetto. Piano piano inizia a recuperare sicurezza. Le dita tremano meno quando stringono - tra le mura del suo appartamento - quella vecchia weyland. Sono solo gli occhi quelli che non ce la fanno. Gli occhi che - ancora - non ne vogliono sapere di tornare a sorridere. Conservano pezzi di una vita che non avrebbe mai desiderato conoscere. Vita che l'ha resa comunque più forte del previsto.
Mi fa piacere sentirtelo dire. Sei forte, puoi fare tutto.
Ci sono cose che - tuttavia - sa di non poter fare. Tutto sommato, ride. A lei basta poter camminare mano nella mano con il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi verdi. Quello che la guarda e la stringe tra le braccia. Quello che - pur nascondendosi - continua a dirle che è l'aria con cui riesce a vivere. A lei basta questo. Tutto il resto verrà da sè.